Se una delle priorità del PNRR è la ricostruzione del sistema degli appalti, razionalizzandolo ed eliminando le tante incongruenze che ne hanno solcato il cammino, non si può dire che il governo non sia al lavoro. Alla data del 09 marzo infatti è prevista la votazione per la riforma del codice appalti, senza proposta di nuovi emendamenti, oltre a quelli già presentati dalle varie forze politiche. Tra questi l’importantissima previsione della revisione dei prezzi nei bandi ed avvisi, per adeguare il listino delle varie prestazioni al verificarsi di “condizioni di natura oggettiva e non prevedibili al momento della presentazione dell’offerta”.
Non è questa tuttavia l’unica novità presente nella legge in discussione in Parlamento. Di seguito ne tracciamo le più significative:
- la tutela di piccole e micro-imprese, che saranno favorite dallo spacchettamento di lotti frazionati e non più accorpati, spesso in modo fittizio per favorire le imprese più grosse
- il rafforzamento qualitativo delle stazioni appaltanti, che dovranno seguire una formazione e saranno ridotte in numero
- l’introduzione dei c.d. “Criteri ambientali minimi”, che faranno la differenza nel punteggio di valutazione e saranno oggetto di esame in fase di rendicontazione
- la revisione del sistema di garanzie fideiussorie, che potranno essere sostituite da una ritenuta di garanzia in percentuale al valore del contratto, seguendo inoltre lo stato avanzamento lavori
Queste le più importanti modifiche al codice degli appalti, che saranno effettive a partire dal 31 marzo 2023. Sarà tuttavia il Consiglio di Stato, come previsto dalla legge delega, ad attuare le disposizioni e scrivere materialmente il nuovo codice degli appalti. Per fare questo avrà l’unica limitazione di doversi servire di competenze esterne, quali magistrati TAR, esperti e rappresentanti dell’Avvocatura dello Stato.